La Sala Costumi

La “Sala Costumi” del Rione Croce Bianca si trova al terzo piano del Palazzo in cui è situata la sede della contrada, cioè proprio ai piani superiori rispetto alla Taverna del Fedele.

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Questo luogo, ristrutturato interamente grazie agli sforzi volontari di alcuni popolani sotto l’egida della Commissione Artistica rionale, si articola in cinque spazi differenti, sebbene comunemente definiti, per l’appunto, come “sala costumi”.
All’interno del terzo piano possiamo apprezzare la sartoria rionale, vero centro operativo e gestionale della commissione di riferimento, una sala delle Dame, una sala dei Nobili, una sala delle armi e, concludendo, un magazzino che conserva gli abiti risalenti alle prime giostre dell’epoca moderna.

Il lavoro della Commissione Artistica si articola in variegati rami che vanno dal trucco all’acconciatura, fino ad arrivare agli aspetti più tecnicamente legati alla vestizione dei figuranti.
Il giorno del Corteo Storico, ogni vestito predisposto nell’ordine di uscita del Cerimoniale deve essere pronto a puntino in ogni suo dettaglio, raggiungendo di volta in volta i canoni di ricercatezza predefiniti.

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Il periodo di riferimento per i costumi della Giostra della Quintana muove dal 1580 circa al 1620, e non oltre.
E’ lo stile ispanico trasferito nel territorio italico, in una zona di dominio pontificio.
Per la produzione dei costumi indossati dai vari personaggi della Quintana, partendo da quadri o da altra documentazione iconica, si traccia un bozzetto che interpreta e o legge nel modo migliore le linee ed i particolari di taglio e di altri elementi.
Segue la ricerca di materie prime, il taglio, le prove.

  • Le linee fondamentali per la donna si attengono al corpetto aderente, ad una modesta scollatura, alla gonna a cono o più morbida, all’italiana.
    Pizzi pregiati per la gorgiera o per il collo alla “Stuarda”.
    Ricche maniche e contromaniche.
    Tanti metri di tessuto e tanto peso.
    Sottogonne, calzature con alto soprattacco perché il costume non perda la sua monumentalità.
    Gioielli d’epoca, molti dei quali realizzati con materiale prezioso da orefici della città.
  • Il nobiluomo indossa di preferenza il calzone all’italiana, ma non è escluso quello “tiraccato” a palloncino.
    Il farsetto o giustacuore è segnato in vita da baschine di varia lunghezza, le maniche sono di vario taglio, come anche le contromaniche. Cappe, mantelli, zimarre e roboni completano il costume maschile.

La Commissione storico-artistica dell’Ente controlla i bozzetti presentati dai Rioni, oppure, a richiesta, ne fornisce.
Controlla i tessuti, gli ornamenti e gli accessori, operando in armonia con i responsabili rionali, in piena osservanza degli stilemi storici comprovati ed accettati.
I costumi sono realizzati da sarti o da sarte della città e dei Rioni stessi, in grado, ormai, di operare a buon livello filologico, per ogni tipo di foggia, dal nobile al subalterno.

Il costo dei costumi varia, a seconda del ruolo.
Di notevole costo sono i costumi nobiliari, sia per la qualità che per la quantità dei tessuti da impiegare, tessuti pregiati e preziosi.
Ad essi si aggiungono i costi per le passamanerie, per i ricami, per i gioielli, tutti elementi che non si possono eludere in ottemperanza ai dettami di una moda fastosa come è questa di riferimento.
La manutenzione dei costumi è evidentemente un’operazione che si protrae per tutto l’anno e si assomma all’altra operazione anche più complessa relativa ai nuovi abiti maschili e femminili, di diversificati ruoli sociali, da realizzare.

La foggia adottata per la manifestazione ha un suo itinerario che si muove dal 1946, si articola in una serie di date che hanno contrassegnato momenti e scelte stilistiche diverse.
Già dal 1946 fu individuata la foggia del tardo Rinascimento e del primo Seicento.

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La storia del Costume, nel corso del tempo, ha affinato i propri strumenti di indagine e le fogge di ogni tipo, e nei libri che via via sono stati pubblicati, sono state sempre meglio individuate negli stilemi e nella loro globalità.
Sebbene nel 1948 la Commissione raccomandasse l’attenzione al periodo d’obbligo, lo spazio temporale si allargò sino al 1640, assorbendo uno stile di moda francese, con tutti i particolari del caso, ben lontano dal quello, più appropriato, cioè lo stile ispanico.
Nel 1982, nella maturità di una visione più corretta, fu iniziato un procedimento di retrodatazione dei costumi, indirizzandoli verso lo stile più ortodosso.

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Le stoffe utilizzate sono: velluti, damaschi, seta e sontuosi ricami, il tutto per conferire al personaggio lusso e raffinatezza…


 

Tra i costumi presenti nel panorama sartoriale della contrada biancorossa possiamo citarne alcuni…

  • Uno dei nuovi costumi da dama del Rione Croce Bianca è ispirato ad un celebre dipinto raffigurante Isabella di Valois ritratta dal pittore spagnolo Sanchez Coello, la foggia è reinterpretata rispecchiando chiaramente le caratteristiche dell’abbigliamento secentesco.
    I damaschi di seta veneziani impiegati per la confezione sono preziosissimi, ed insieme al grandissimo lavoro di gioielleria, rappresenta un altissimo esempio di lavoro sartoriale.
    Il costume è stato prodotto dalla sartoria di Daniele Gelsi produttrice degli abiti della tersa serie de “la figlia di Elisa ritorno a Rivombrosa”.

Grandissimo lavoro è stato compiuto anche per il gruppo nobili e per il portatarga.

  • Il portatarga è un tipico esempio di costume all’eroica, è in seta bordeaux e damasco ed è ricamato a mano in filo d’oro e filigrana.
  • Il costume del vice priore è tratto da un dipinto di William Larkin del 1613 raffigurante Richard Sackville, presenta giubbone e braghe alla Sivigliana con ampio mantello drappeggiato.
  • Il nobile nero grigio è uno splendido esempio di costume spagnolo della fine del ‘500 tratto da un dipinto di Sofonisba Anguissola. In damasco nero argento è completamente ricamato a mano con l’applicazione di centinaia di cristalli tono su tono.
  • Il nobile bordeaux tratto da un’altra opera di sofonisba anguissola è una composizione varia di tessuti di seta e damasco anch’esso completamente ricamato in oro e perle.

Tutti i costumi sono ricamati rigorosamente a mano come nel più puro stile folignate, e sono prodotti sempre dalla sartoria di Daniele Gelsi.

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L’alfiere rionale, infine, chiude il cerchio degli esempi qui riportati: la foggia del nuovo abito, interamente prodotto dalla sartoria rionale su indicazione della sartoria Gelsi, è di raso pesante color oro, ricamato a mano con cordini e passamaneria di vario genere, ed è ornato da numerose perle che si intrecciano in forme simmetriche che uniscono il tema del mantello a quello della giubba con un contrasto cromatico di assoluto rilievo risaltando ancor di più il soggetto che ha il compito di aprire il Corteo Storico rionale…

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